WWOOF a Collegara

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Presentazione di “Collegara” 

Volontariato wwoof in una piccola aziende agricola organica come questa, per me significa  da un lato offrire la possibilità ai miei ospiti di un’esperienza di lavoro,  di vita e cultura rurale, dall’altro ricevere un consapevole e motivato aiuto concreto nelle varie attività necessarie alla conduzione del fondo, in cambio di vitto e alloggio.

Chiedo un minimo di 5 0 6 ore al giorno di lavoro effettivo, per  6 o 5 giorni la settimana, mattina e/o pomeriggio, da concordarsi con ciascuno, in modo flessibile, anche a seconda di particolari esigenze, richieste o capacità.

Lavoro manuale per cui non pretendo una specifica professionalità, quanto soprattutto che l’ospite lo affronti con responsabilità, impegno e volontà e che sia produttivo di risultati; seguendo inoltre metodi ed osservando le istruzioni date nel mettere le mani in quello che è un complesso organismo vivente che ha proprie regole, dinamiche, tempi e cicli naturali, composto di piante ed animali cui è dovuto da parte nostra rispetto, attenzione e cura: stiamo lavorando in cooperazione con le energie perenni di una creazione permanentemente in atto, in custodia di un patrimonio naturale che ci è stato affidato dai nostri padri e che dobbiamo trasmettere intatto se non migliore alle nuove generazioni, per dare loro un futuro possibile e sostenibile.

Nel fare questo sia accetto ben volentieri uno scambio di idee e competenze e, altrettanto, cerco di trasmettere da parte mia quell’arte e conoscenza di agro-ecologia che ho maturato  con la pratica, lo studio e la ricerca, non ultimo appreso dalla mia tradizione e cultura familiare, dalle mie relazioni con un mondo contadino oggi pressoché scomparso, travolto dall’urbanizzazione, dall’industrializzazione delle campagne e dal mercato globale .

Sono infatti agricoltore nativo, ma ho fatto anche altre esperienze, ho viaggiato e vissuto all’estero, ho generato figli e questo piccolo podere, in parte acquistato, è un’eredità più spirituale che materiale dei miei antenati contadini, proprietari da oltre un secolo di una tenuta in origine più ampia, in riva al fiume, in cui vivevano e lavoravano con noi anche altre famiglie di mezzadri e braccianti, ai tempi di quella che oggi è definita Civiltà Contadina. Nella mia infanzia c’erano ancora le campagne popolate di gente, prospere fattorie organiche con bestiame nelle stalle, piccoli caseifici, animali da cortile, prati stabili e pascoli, piccoli campi a cereali, foraggere e ortaggi, con ai lati filari di olmi e viti e di frutta di ogni genere, siepi, il fiume ancora in buona parte con le sue ghiaie e sabbie, risorgive, acque limpide e abbondanza di pesce. Si faceva quasi tutto in casa, secondo il modello economico rurale dell’autosufficienza. Dagli anni ’70 in poi, tutto questo è profondamente mutato, paesaggio rurale e qualità della vita e dell’ambiente in quello che è stato un progressivo ed inesorabile generale degrado.

Oggi, il progetto di questo piccolo fondo agricolo è finalizzato da un lato alla produttività sia per autoconsumo che da reddito per il mercato locale, dall’altro alla creazione e manutenzione di un nucleo di ecosistema coltivato, sostenibile e rinnovabile, secondo un modello “storico” di fondo agricolo  integrato a visioni più attuali di organismo aziendale, come da scuola biodinamica e biologica e, in parte, di Permacultura.

Di recente (ottobre 2015) ho reintrodotto l’allevamento di due splendide vitelle di bianca modenese (antica razza locale in estinzione), Radha e Flora, in rapporto alle superfici ed alle rotazioni agrarie dei piccoli campi, necessario a rendere autosufficiente il fondo  nel chiudere il ciclo rinnovabile e perenne di un ecosistema coltivato secondo i principi della catena alimentare del pascolo e del detrito; alla carenza di letame  si supplisce anche con lo scambio di foraggi nostri con un’azienda zootecnica vicina; il letame viene compostato in cumuli prima di essere sparso sul terreno. Si usano saltuariamente anche preparati biodinamici come il corno-letame e microrganismi effettivi e si praticano sovesci con favino e altre essenze idonee a mantenere e aumentare la fertilità organica.

Chi viene, presumo sia consapevole che la sopravvivenza di una piccola azienda agricola come questa sia alquanto difficile e necessiti pertanto anche di forme di collaborazione e supporto di volontariato, la dimensione e il fatturato non permettono l’assunzione di manodopera salariata: non è un’impresa agrochimica industriale che produce monocolture da profitto ma un fondo agricolo organico in cui si producono policolture di ortaggi e frutti di varietà antiche; ci sono inoltre arbusti e piante forestali di diverse specie, prato permanente con diverse essenze, contesto che ospita e tutela una nutrita fauna selvatica di ogni genere: questa funzione ecologica, credo fermamente sia di pubblica utilità, ma non è riconosciuta dall’attuale economia e relativa cultura urbana e industriale nei suoi principi di profitto speculativo.

Informazioni pratiche

Ci sono a disposizione  e in comune due camere da letto doppie e alloggio in un vecchio ma confortevole camper, due bagni e la cucina, un soggiorno con biblioteca. I pasti sono condivisi sia nella preparazione che nel consumo, a base vegetariana con prodotti del fondo, integrati con altri alimenti (pasta, pane, latticini, uova e poca carne) preferibilmente ed in prevalenza organici, in parte acquistati anche al mercato biologico in cui facciamo banco ora una volta alla settimana, ogni venerdì pomeriggio, in città.

È richiesta anche la condivisione delle pulizie domestiche e non ultimo il rispetto dell’ordine della casa e del fondo, ossia il rimettere ogni cosa che si usa al suo posto, dalle stoviglie ai libri, agli attrezzi agricoli. Mantenere puliti gli alloggi e i bagni.

Nella stagione calda si lavora dal mattino presto con il fresco, lunga pausa pomeridiana e si riprende sino a sera, concordando al momento con gli ospiti la ripartizione dei loro tempi di lavoro nelle due fasi della giornata: non è richiesto agli ospiti di impegnarsi oltre il loro tempo previsto, ma per quel che ci riguarda come agricoltori, e ce ne scusiamo, noi dobbiamo mantenere a tempo pieno i nostri ritmi e spazi di attività necessarie alla conduzione del fondo. Può capitare quindi che siamo già in campagna prima degli ospiti e che terminiamo più tardi, rientrando al calare della sera, secondo il bisogno che c’è di portare a termine i lavori, o che ci dobbiamo assentare per varie e relative ragioni.

Al confine del fondo c’è un percorso pubblico che si snoda lungo il fiume per decine di chilometri in direzioni opposte, attraversa aree protette e rinaturalizzate ed è percorribile a piedi o in bicicletta. Per altre escursioni naturalistiche c’è il parco dell’Alto Appennino, le cui vette dei crinali sono visibili da qui in giornate serene, ed è distante circa 70 chilometri, con sentieri e rifugi. Oltre al centro storico della città di Modena, ci sono numerosi altri paesi nei dintorni, dalla pianura alla montagna, che conservano patrimoni artistici culturali e la tradizione della cucina  e prodotti locali d’eccellenza, anche biologici, come il parmigiano, i tortellini, l’aceto balsamico, i salumi, la frutta, i lambruschi.

Il primo centro abitato con negozi e servizi pubblici di trasporto, San Damaso, è a circa un chilometro e mezzo, la città di Modena a sette, con stazione ferroviaria e di autolinee. Il casello autostradale più vicino è Modena Sud, a circa quattro chilometri.

Come sono benvenuti ospiti ben consapevolmente motivati nell’offrire il loro supporto di volontariato rurale in scambio lavoro, pur inesperti, al contrario non sono graditi individui che sfruttino questa opportunità per propri diversi scopi, indifferenti al luogo cui sono, perditempo, poco collaborativi, irrispettosi, svogliati, disordinati  e inconcludenti quanto a volte anche dannosi e che più che un aiuto costituiscono un peso a carico di tutti  come è già purtroppo capitato, obbligandomi pertanto al loro allontanamento.

I miei recapiti  e-mail sono nella lista aziende wwoof , si richiede l’indispensabile iscrizione all’associazione : www.wwoof.it

 

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